Fattoria Vittadini

Please, come!_studio

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Di e con | Chiara Ameglio
Collaborazione artistica | Santi Crispo
Musiche | KeepingFaka
Luci | Fabio Bozzetta
Produzione | Fattoria Vittadini
Coproduzione | Festival Danza in Rete
Durata 30’
Anno di produzione | 2022/2023
PRIMO STUDIO 1 Aprile 2022 Festival Danza in Rete (Vicenza)


Un braccio teso in cerca di un appiglio, una mano alzata come un richiamo, accompagnata dalla speranza di essere raccolti, salvati. Qualcuno scrive a grandi lettere sulla sabbia sapendo di non essere visto o invia un messaggio in una bottiglia sapendo che verrà perduta o urla sapendo di non essere sentito: PLEASE, COME!
La schiavitù esiste ancora oggi per almeno 40 milioni di persone. Ben lontana dall’essere debellata, è una pratica che ha radici profonde, un disegno di oppressione che lega il passato al presente.
PLEASE, COME è un invito ad entrare, a osservare, a testimoniare un atto di liberazione di un corpo che nell’abbandono riconosce le proprie gabbie. Il lavoro di ricerca coreografica attraversa e viene attraversato dalla passività del corpo e della mente.
Come si assume nel corpo il concetto di “morto sociale”?
La richiesta d’aiuto può tradursi in dinamica fisica di implosione e immobilità?
La libertà è una condizione possibile?
In quali territori abita? Forse nel corpo e nell’immaginario? Siamo tutti schiavi?
La liberazione del corpo-oggetto dà vita a moti perpetui, trance, vie di fuga, vicoli ciechi, diventando simbolo di lotta e resistenza. La ricerca iconografica sulla schiavitù diventa grammatica della composizione coreografica mediante lo studio e il reenactment delle posture dello schiavo, contenute in letteratura, arti visive e immaginari condivisi. Partendo dal controllo di una persona, alla base di tutte le forme di schiavitù, immaginiamo un dispositivo scenico che possa riprodurre la condizione della sorveglianza e la relazione schiavo/padrone.

NOTE DI REGIA
“In un presente in cui dedichiamo moltissimo del nostro tempo ad affermare e affermarci, dichiarando pubblicamente opinioni, idee e punti di vista, fino a stridenti esposizioni del sé, ci stiamo dimenticando di ascoltare quello che non può essere gridato, detto, pubblicato; quello che può essere sentito solo se decidiamo di entrare, di tendere verso, di allungare la mano per vedere chi o cosa sottovoce ci chiede aiuto, perché non può parlare, muoversi o danzare e quindi esistere. Quei corpi sono vivi o morti? Sono intorno a noi, riusciamo a vederli? È davvero tutto qui quello che siamo in grado di sentire?” _ Chiara Ameglio

FATTORIA
VITTADINI